La ricerca continua e l’incessante sperimentazione lo portano a lavorare utilizzando tecniche e supporti differenti: dall’incisione su rame alla punta secca su formica, dalla litografia su pietra alla pittura a olio su tela, dall’encausto su tavola alla pittura su seta. Dalla padronanza di queste molteplici tecniche sono nate le opere che si possono definire “tecniche miste”, opere nelle quali si fondono sapientemente tecniche differenti, fantasia e dinamismo creativo dell’artista.
Ho cominciato a fare scorrere la matita sopra un foglio di carta. Ho tracciato senza pause dei segni casuali, in gran parte curvilinei per mia istintività. Quando ho visto che il foglio ne era saturo mi sono fermato osservando queste linee dai quattro lati e fermando la carta sul lato da cui vedevo confusamente il soggetto da fissare e portare a conclusione.
É stato l'inizio della fase creativa del lavoro i cui stadi di sviluppo, non tutti, si possono osservare qui in basso. Alla fine di tutto ho constatato due cose interessanti:
1 - Il colore ha un ruolo determinante. Infatti le campiture cromatiche racchiuse entro le superfici delimitate da quei segni curvilinei tracciati all'inizio parlano un proprio, prevalente linguaggio non prigioniero del segno che le racchiude. Si tratta anche di posizionare razionalmente queste campiture.
2 - Tutta la composizione si presenta omogenea, assolutamente priva di pause perché condizionata dallo scorrere iniziale della matita sul foglio. Il segno, come si puoi vedere é continuo. L'insieme é una struttura omogenea, "coerente" che la mia mente sente ora di accettare per passare al suo lavoro organizzativo.
Questo modo di procedere m'impedisce fin dall'inizio che un'eccessiva riflessione provochi nel tempo una rottura dell'equilibrio basato sulla istintività del tratto e, di conseguenza, sulla sua fresca genuinità. Naturalmente tutto questo lo trovo molto interessante constatando che si tratta di un linguaggio originale che non consiste tanto nel lasciarsi andare a tracciare questi segni continui, insensati che anche un bambino potrebbe segnare, quanto nel modo come a posteriori é nata la spiegazione del perché traccio questi segni. In tal modo applico l'affermazione picassiana "...io non cerco, trovo."
Forse questi segni rappresentano, in termini visivi, la parte più nascosta del mio carattere.
Dunque un segno istintivo, primordiale, che influenza decisamente una parte del mio lavoro impedendomi soluzioni prevalentemente razionali. Mi viene alla mente la massima goethiana: "Deve uscire dal cuore ciò che deve toccare il cuore".