Tecnica antichissima, nata nell’antico Egitto dei Faraoni, si basa sull’impiego della cera vergine d’api e del calore che permette ai pigmenti impiegati di fissarsi permanentemente su di essa. Attraverso una serie di passaggi quali la preparazione della tavola, l’applicazione a caldo della cera, la levigazione a freddo di quest’ultima, il disegno con pastelli idrosolubili, il fissaggio con una fonte di calore e l’applicazione finale di vernice trasparente protettiva realizza opere caratterizzate da colori intensi e straordinarie trasparenze.
Durante una delle mie visite a Firenze, dove trovo sempre inesauribili motivi d’interesse, curiosando in una botteguccia, scoprii un vecchio libro che descriveva l’encausto nato nell’antico Egitto. Fu una scoperta elettrizzante che mi lasciò con un gran desiderio di sperimentare questa tecnica. Il fascino misterioso di quella millenaria civiltà e quelle pitture meravigliose sono state la molla di questa nuova avventura. Sentivo che la tecnica dell’encausto mi avrebbe fatto sentire più vicino a quel mondo, a quegli straordinari artisti inghiottiti dal tempo e, ironia della sorte, anonimi.
Il termine “encausto” deriva dal verbo greco bruciare. Questa tecnica si impiegava generalmente sulle pareti. L’artista scaldava della cera vergine d’api e quando era ancora liquida vi mischiava una sostanza corrispondente alla trementina dei nostri giorni. Questa sostanza impediva che la cera, raffreddandosi, rimanesse allo stato solido. In tal modo si otteneva una cera gelatinosa che aveva la consistenza degli attuali colori a olio. Ottenuto tale risultato gli artisti mischiavano in ciotole separate i pigmenti in polvere necessari alla pittura dell’opera. Si collocava poi un braciere alla base del muro dipinto.
Il calore, salendo, fissava permanentemente il dipinto sul muro. Una intuizione straordinaria che ne ha consentito la conservazione fino ai nostri giorni.
Il mio encausto è diverso nel senso che, rispettati i tre elementi fondamentali di questa tecnica – cera vergine d’api, colore e calore – il lavoro si sviluppa nel modo seguente: su una tavola applico una vernice. Ad essiccazione avvenuta vi applico con un pennello uno strato di cera calda. Dopo il suo raffreddamento la superficie della tavola si presenta scabrosa. A questo punto rendo liscia la superficie con una lamina d’acciaio. Ora posso dipingere.
La pittura si fa con pastelli idrosolubili ed affini alla cera stessa. Completato il dipinto fisso il colore sulla cera con una fonte di calore. Passo quindi un panno di lana sopra l’opera per renderla brillante. Al fissaggio segue l’applicazione di una vernice trasparente protettiva che ha la funzione di impedire agli zuccheri della cera di entrare in reazione con l’ossigeno dell’aria evitando così che la superficie dipinta si copra di una patina biancastra.